“Come gestire le crisi dei figli, favorendo il loro sviluppo mentale” (Parte 2)
Nel precedente articolo (“Come gestire le crisi dei figli favorendo il loro sviluppo mentale, parte 1”) vi ho mostrato come funziona il complesso organo cerebrale dei bambini e di come potete gestire le crisi con i vostri figli attivando i piani superiori del cervello, senza infiammare quelli inferiori.
Oltre alle regioni superiori e inferiori, il cervello è suddiviso in due emisferi: il destro e il sinistro. Per semplicità potremmo dire che l’emisfero sinistro ama le parole e l’ordine, infatti, è logico, letterale, lineare e linguistico. Al contrario, l’emisfero destro preferisce la comunicazione verbale (tono di voce, espressione facciale, postura ecc.), la musica, l’immaginazione, la creatività e i ricordi. Per esempio, quando ci distacchiamo troppo da quello che sentiamo, negando le nostre emozioni, stiamo correndo verso l’arido deserto emotivo dell’emisfero sinistro. Invece, se veniamo travolti da un’intensa ondata di emozioni e cominciamo a dire o fare cose che non vogliamo, ci stiamo affidando in modo esclusivo all’emisfero destro.
Molte delle “tragedie” che si verificano quotidianamente tra genitori e figli avvengono perché nei bambini piccoli c’è una dominanza dell’emisfero destro e non si è ancora sviluppata completamente la capacità di usare la logica e il linguaggio (quindi l’emisfero sinistro) per calmare il diluvio emotivo, con il risultato che ne vengono travolti non essendo pienamente in grado di comprendere e comunicare con chiarezza ciò che provano.
Il superamento di un momento di disagio avviene quando l’emisfero sinistro lavora insieme al destro, in una condizione di integrazione, per questo è importante che quando i bambini provano emozioni intense (paura, tristezza, rabbia) ci sia un adulto che li aiuti a comprendere l’evento, attivando il loro emisfero sinistro, per mettere in ordine i fatti e denominare l’emozione. Gli studi scientifici dimostrano, infatti, che il solo fatto di dare un nome o una definizione a ciò che proviamo, riduce l’attività dei circuiti emozionali nell’emisfero destro.
Tuttavia, prima di stimolare l’emisfero sinistro, nel corso di una crisi è importante sintonizzarsi emotivamente sul vissuto del bambino, ovvero, entrare in sintonia con lui tramite l’ascolto e la comprensione. Questo serve per fargli capire che diamo importanza a come si sente, in modo che il bambino faccia esperienza del nostro amore e affetto. Ricordatevi che la relazione è la carta vincente per superare ogni comportamento sbagliato.
Potremmo riassumere questa strategia con “Prima mi sintonizzo sull’emisfero destro, poi reincanalo all’emisfero sinistro”. Questo è particolarmente efficace in tutte quelle situazioni in cui il bambino è sopraffatto dalle emozioni: frustrazione per un compito che non gli riesce, tristezza/gelosia per le attenzioni che pensa di non ricevere allo stesso modo del fratellino, rabbia perché non è potuto andare ad una festa di compleanno ecc. Questioni che per noi adulti possono sembrare banali, per i più piccoli rappresentano vere e proprie sfide, difficili da gestire senza l’aiuto di un adulto.
Vediamo un esempio.
Una notte, nostro figlio di 8 anni torna in soggiorno poco dopo essere andato a dormire, spiegandoci che non riesce a dormire. Facendo i capricci, ci rimprovera di aver dato più attenzioni al fratellino piccolo mentre lo preparavamo per andare a letto. All’improvviso, comincia ad agitarsi mettendo in fila una serie di lamentele “Non fai mai niente di bello per me e sono arrabbiato perché non mi piace per niente fare i compiti!” Adesso che sapete come funziona il nostro cervello, sapete che vostro figlio è immerso in un’ondata emotiva senza un sufficiente controbilanciamento da parte della razionalità dell’emisfero sinistro.
Per un genitore può essere davvero un’esperienza frustrante, soprattutto quando si aspetta che il figlio sia abbastanza grande per comprendere le cose e per comportarsi in modo ragionevole, sostenendo una conversazione sensata.In un caso come questo è meglio evitare un “faccia a faccia” ordinandogli di tornare subito in camera sua o elencandogli tutte le buone ragioni per cui dovrebbe andare a dormire. Infatti, questi interventi si rivolgono al suo emisfero sinistro che in questo momento è del tutto insensibile ai ragionamenti. Reagire in modo razionale, da parte dell’adulto, e’ inefficace perché tale risposta si scontrerebbe con il muro innalzato dal suo emisfero destro, con il risultato di rendere ancora più spiacevole la situazione. Anche cercare di difendersi, ricordandogli tutte le cose belle che facciamo per lui, o i momenti in cui gli diamo attenzioni, sarebbe fallimentare perché rientrerebbe in un intervento da “emisfero sinistro”.
Quello di cui il bambino ha bisogno è di sentirsi “sentito” e “visto” dal genitore. Per questo dobbiamo prima entrare in sintonia con ciò che prova comunicandogli il nostro affetto attraverso parole del tipo: “A volte è proprio dura eh? Non mi dimenticherei mai di te, sei sempre nei miei pensieri e voglio che tu sappia quanto sei importante per me”. È opportuno, inoltre, accompagnare tali parole con la comunicazione verbale, comunicando sostegno con il nostro corpo (ci abbassiamo al di sotto del suo sguardo o lo prendiamo sulle nostre ginocchia, lo massaggiamo dietro alla schiena o lo accarezziamo ecc.). Possiamo comunicargli che capiamo come si sente anche raccontandogli qualche storiella di quando eravamo piccoli (chi di noi, da piccolo, non ha mai provato vissuti simili?). In questo modo prestiamo attenzione alle sue emozioni e ciò favorisce, in genere, un clima di maggiore tranquillità e collaborazione. Inoltre, i risultati delle ricerche scientifiche hanno evidenziato che i bambini con gli esiti migliori in termini di sviluppo emotivo, relazionale e scolastico, sono quelli che hanno ricevuto dai loro genitori un elevato grado di sintonia, connessione e affetto.
Questo tipo di risposta favorisce il passaggio ad uno stato di maggiore ricettività da parte del bambino che, di conseguenza, sarà più calmo e propenso ad ascoltarci. Possiamo riformulare sinteticamente le questioni che lui ha sollevato “Ho capito che sei molto arrabbiato perché pensi che la mamma ti dia poche attenzioni e perché non ti va di fare i compiti”. A questo punto possiamo passare alla fase del reincanalare proponendo al bambino, per esempio, di riparlarne il giorno seguente dopo che entrambi ci saremo riposati, per affrontare meglio l’argomento. Parlarne quando il bambino è più calmo lo rende più collaborativo. Potrete trovare insieme a lui dei modi più divertenti per svolgere i compiti, o promettergli che dopo aver messo a letto il fratellino, farete un breve gioco con lui prima di farlo andare a dormire (in modo che non penserà che gli dedichiamo meno attenzioni!).
Ricordate che queste non sono soluzioni a taglia unica e che ciascun bambino ha bisogni propri e necessità diverse. Voi siete i maggiori esperti dei vostri figli e, anche senza prendere questi suggerimenti alla lettera, potete trovare il modo di rispondere alle sue crisi emotive in modo che si senta accolto anche quando prova emozioni spiacevoli. In generale: quando un bambino è sopraffatto da emozioni intense, la logica spesso non serve, finché non abbiamo dato risposta ai bisogni emozionali dell’emisfero destro del cervello. È di questo che parliamo con il termine “sintonizzazione”, che permette di stabilire un legame profondo con l’altra persona. Così, il bambino si sente “visto” e capito nella mente del genitore, realizzando con lui un senso di profonda unione.
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Dott.ssa Elisa Zobbi, Psicologa-Psicoterapeuta Reggio Emilia