
BISOGNO DI CONFERME: quando la ricerca di approvazione diventa un disagio.
Il bisogno di ricevere conferme fa riferimento a tutte quelle situazioni in cui vorremmo che le altre persone validassero il nostro essere, le nostre emozioni ed i nostri pensieri. Essere validati significa sentire che andiamo bene così come siamo, che le nostre sensazioni e i nostri pensieri sono accolti nella relazione.
Il bisogno di essere approvati è fisiologico, fa parte di un’esperienza comune a tutti noi in virtù della nostra natura sociale. Fin da piccoli impariamo a ricercare l’approvazione degli adulti per sentirci al sicuro.
Nessun bambino entra nel mondo avendo un’idea del proprio valore e della propria adeguatezza come essere umano. Lo impara nelle relazioni che sperimenta fin dai primi anni di vita. Se ha la fortuna di incontrare un ambiente validante, ovvero un contesto familiare e sociale che accoglie i suoi bisogni, emozioni e pensieri, sviluppa un senso positivo del proprio valore. Se, al contrario, riceve esperienze di invalidazione in cui non si sente accettato così com’è, è più difficile costruire un senso di sicurezza e di fiducia di sé.
In questi casi, una volta diventati adulti, resta una fame cronica (perché insoddisfatta) di riconoscimento e approvazione. La persona potrà convivere con sentimenti di inadeguatezza, disvalore, sfiducia nelle proprie capacità. Metterà spesso in dubbio l’adeguatezza dei propri pensieri e delle proprie azioni e avrà costantemente il bisogno di ricevere conferme dagli altri.
“Usare gli altri” come misura del proprio valore, è una modalità che, a lungo andare, porta la persona a focalizzarsi su ciò che gli altri si aspettano, dando più importanza ai loro bisogni. Questo ‘spostamento’ al di fuori di sé (negli altri appunto), fa sì che l’individuo entri in un circolo vizioso in cui ciò che pensa di sé è sempre meno importante, e di conseguenza anche i propri bisogni non vengono considerati.
Questa modalità di relazionarsi agli altri, spinge la persona alla ricerca continua di approvazioni che sembrano non bastare mai. Talvolta, possono associarsi altri tratti comportamentali tra cui: difficoltà a dire no, tendenza a compiacere gli altri, eccessiva importanza attribuita all’immagine sociale (come gli altri ci vedono) e disagio ad esprimere la propria opinione, in particolare quando essa è diversa da quella altrui.
Una psicoterapia può aiutare a depotenziare queste tendenze relazionali e ritrovare un senso di fiducia interno più duraturo. Non esiste un’unica via per farlo, le possibilità sono tante. Personalmente, quando incontro una persona che presenta questi tratti di personalità, indaghiamo insieme la sua storia di vita per cercare, con curiosità, quali eventi hanno portato la persona a dubitare del proprio valore personale.
Questo non necessariamente significa lavorare sul passato. Il più delle volte, si comincia da eventi di vita attuali in cui la persona manifesta più difficoltà su questo tema. Potrebbe trattarsi di una situazione specifica sul lavoro in cui il soggetto riconosce un bisogno continuo di ammirazione e per questo si carica eccessivamente di mansioni e responsabilità; oppure una difficoltà coniugale in cui un partner ha difficoltà a contraddire il/la proprio/a coniuge ed è spinto a compiacere anche se una parte di sé vorrebbe dire no.
Dopo questa prima fase di indagine, si lavora più nello specifico per sviluppare risorse interne a cui fare affidamento per non dover più dipendere dal giudizio altrui.
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